Sito archeologico Casalini della Porta Serra - Artemisia

Castrum Longobardo-Bizantino | Itinerario archeologico a San Sosti

Il sito archeologico della Casalini della Porta Serra, luogo in cui si trovano i resti dell'antica e misteriosa città di Artemisia, risale al Neolotico medio e recente. Qui è stata rinvenuta una capanna protostorica collocabile tra il Neolitico recente e il Bronzo antico.
Le indagini stratigrafiche effettuate tra il 2001 e il 2003 hanno rilevato una continuità insediativa dal Neolitico medio-recente fino all'Età del Ferro. Tra il VI e il VII secolo d.C. fu edificata la prima cinta muraria del Castrum, mentre tra il X e XI secolo a.C. venne fortificata l'Acropoli.
Il sito è stato frequentato già dal XIII secolo a.C. come attestano i resti di ceramiche micenee misti a pezzi di ceramiche enotrie dell'XI e X secolo a.C.

Analoghe tracce sono emerse anche dalla stratigrafia del castello della Rocca che per il periodo greco ha restituito vasetti votivi del secolo VI – V a.C.. Siamo di fronte a luoghi di culto attivi tra la metà del VI e del IV secolo a.C. così come il ritrovamento sotto la sacrestia della chiesa del Carmine di un luogo di culto di epoca greca arcaica a dimostrazione della presenza di fosse votive piene di oggetti in miniatura e frammenti di statuette femminili stanti e in trono. E questo si è ipotizzato possa essere il luogo di provenienza della famosa ascia votiva in bronzo, recante una misteriosa iscrizione.

L'ascia dalla forma particolare da un'estremità ascia e dall'altra martello, nota anche come la scure-martello di Kyniskos, fu ritrovata nel 1846 nei pressi del Santuario della Madonna del Pettoruto di San Sosti. L'importanza di questo reperto è dato dall'epigrafe incisa sulla penna che rappresenta il primo ed unico documento scritto in dialetto dorico con alfabeto acheo.

La dedica scritta sull'ascia è tradotta con le seguenti parole: "Sono sacra a Giunone, la quale si venera nella pianura; Tinisco mi ha dedicata secondo il rito nella decima delle lane".
Un'altra traduzione, di Margherita Guarducci, è la seguente: "Sono sacro di Hera quella in pianura Kyniskos mi dedicò, l'ortamos, come decima dei suoi prodotti". Questa frase è ancora oggetto di studio da parte degli archeologi. Nell'epigrafe è quindi l'oggetto stesso a parlare ed afferma di essere sacro ad Era e di essere offerto da Kyniskos, un pugile proveniente dalla città greca di Mantinea, già vincitore dell'Olimpiade nel VI secolo a. C..
L' Ascia votiva, tra il 1857 e il 1860, fu acquistata dal collezionista e orafo romano Alessandro Castellani; nel 1884 passò al British Museum di Londra, dove è esposta tuttora.
Nel dicembre 2008, il presidente del Parco del Pollino e il Sindaco di San Sosti hanno avanzato, al British Museum, una richiesta di restituzione dell'opera.

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