Grotte rupestri e siti archeologici del Parco Nazionale del Pollino
Le più antiche testimonianze archeologiche
Testo tratto da mediatecavalsinni.wordpress.com
Sulla cima del monte Coppolo (890 m), tra le maggiori bellezze naturalistiche del territorio di Valsinni (MT), sono stati rinvenuti i resti di mura di fortificazione che includono un’acropoli attribuibile al IV secolo a. C..
Secondo il prof. Lorenzo Quilici, qui sorgeva la fortezza greca di Lagaria costruita - per Velleio Patercolo, Licofrone e Pseudo-Aristotele - da Epeo, il costruttore del cavallo di Troia.
Epeo, al ritorno dalla guerra di Troia, si sarebbe separato dal suo capo Nestore, a causa di una tempesta, ed approdato con la sua nave sulle coste del mar Ionio, risalendo, poi, il corso del fiume Siri, il Sinni.
Sul monte Coppolo avrebbe costruito un tempio dedicato ad Athena Mindia. In realtà il sito archeologico risale al IV sec. a. C..
Questa città faceva, probabilmente, parte delle strutture rinforzate della Lega Italiota, stipulata fra le colonie della Magna Grecia e voluta da Taranto, per fronteggiare le popolazioni lucane.
Sono ancora ben visibili i resti della doppia cinta muraria: una piccola, interna, di 400 m., a difesa dell’Acropoli, ed un’altra, più grande, esterna, di 1800 m, addosso alla quale vi erano strutture e magazzini. All’interno delle mura, si accedeva attraverso la cosiddetta “Porta di Ferro”.
Su di un prolungamento del monte Coppolo, verso est, sul Capo Petaccia, in località Timpa del Ponto sono stati rinvenuti i resti di un’antica torre di avvistamento, di età ellenistica, con base poligonale, tendente al parallelepipedo, quadra di 41 metri di lato, ma, purtroppo, la presenza di una cava non ne ha permesso la perfetta conservazione.
La torre era probabilmente usata per controllare il passaggio nella valle del fiume ed è sicuramente da collegarsi agli interessi politici e commerciali della comunità che abitava il luogo. La costruzione di una strada nel 1958-1959 avrebbe portato alla luce una necropoli, anch’essa del IV secolo a. C. e ricollegabile all’abitato sul monte, le cui tombe sarebbero state dotate di ampi corredi funebri, andati dispersi.
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