Grotte rupestri e siti archeologici del Parco Nazionale del Pollino
Le più antiche testimonianze archeologiche
Risalente all'età alto medievale, la necropoli di Celimarro appartenente a quelle genti barbariche che dilagarono nella penisola nei tempi successivi alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente; sorge su un'altura, è importante per la tipologia delle sepolture, del corredo rituale e ornamentale, per la presenza di alcuni riti tra i quali la pratica del banchetto funebre o quello delle pertiche di tradizione longobarda.
La necropoli di Celimarro, che incuriosisce per la tipologia delle sepolture e per la presenza di alcuni fori vicino alle
tombe, era costituita da otto tombe le une affiancate alle altre con scarso corredo, la copertura con grossi lastroni di
conglomerato di pietra e malta.
Tra i manufatti bottiglie, brocchette, anforette, boccali e manufatti di metallo come, una crocetta plumbea, il sudario,
una cuspide di lancia, armille decorate, anelli, fibule una a forma di cavallo.
Indagini archeologiche successive hanno portato alla luce nuove sepolture, sicuramente appartenenti ad un nucleo cimiteriale
di più estese dimensioni, alcune scavate nel banco di travertino, tipologia tombale di tipo antropomorfo e l'orientamento
è ovest-est.
Importante la necropoli per la presenza di pali ovvero segnacoli che, avendo una certa altezza, potevano essere visibili da lontano e
servivano per il ricordo dei defunti. Inoltre la presenza assenza del corredo, la differente tipologia sepolcrale, i diversi tipi di
copertura dalle tegole piane alle lastre litiche, ai ciotoli, ipotizzano la differente ritualità all'interno dell'area funeraria che
caratterizzava il suo impiego da parte di due popolazioni di cultura diversa. Sono stati ritrovati, inoltre, frammenti ceramici da
cucina, un discreto numero di coperchi ritrovati negli strati adiacenti ad alcune tombe, che ipotizzano la pratica del rito del
"refrigerium".
Testo tratto da: "Siti archeologici nel territorio della comunità montana italo-arbëreshe del Pollino"; a cura di D. De Presbiteris, G. Lanza, S. C. Papparella, S. Santandrea
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