Convento frati Cappuccini a Saracena
Convento definitivamente chiuso per mancanza di frati, nel 1915
La fondazione del convento dei Frati Cappuccini a Saracena risale al 1588 e acquisì
particolare importanza nei secoli XVII e XVIII, diventando luogo di noviziato e di studi; qui trascorse un anno, nel 1693, anche
il Beato Angelo d'Acri. In seguito alla soppressione murattiana, la struttura venne abbandonata dai frati nel
1811 e ritornò ad essi dopo parecchi anni. Fu definitivamente chiusa per mancanza di frati, nel 1915.
Il convento dei cappuccini si trova ai piedi del paese e poco distante dall'abitato. E' ubicato, diversamente ad altri conventi,
in un luogo non rivolto al paese. La struttura è raggiungibile esclusivamente a piedi.
Durante la prima guerra mondiale venne utilizzato come luogo di prigionia per i soldati austriaci e tedeschi. Annessa al convento,
delimitato da mura, venne edificata una chiesa ad aula che dal suo interno consentiva ai religiosi di accedere alle loro residenze.
Il cortile interno è circoscritto, solo da un lato, da un porticato costruito su uno scavo artificiale di media grandezza che
raccoglieva le acque piovane. Allo stato attuale, il pozzo e il chiostro si trovano in stato di abbandono come del resto l'intero
complesso. Nella parte posteriore della struttura si può riconoscere un giardino che aveva lo scopo di assicurare un'autonomia
alimentare ai frati del convento; tale giardino venne poi utilizzato, per pochi anni, come cimitero cittadino di cui ancora oggi vi
è traccia.
All'interno del refettorio dell'ex convento dei Frati Cappuccini a Saracena, fu ritrovata la copia fedele
dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci. L'affresco sarebbe da attribuire, secondo lo storico Vincenzo Napolillo, al
pittore pugliese Giacomo Bissanti (1822-1879), già operante nella cittadina calabrese.
Secondo la teoria di Napolillo, sulla quale non tutti concordano, Bissanti, su incarico dei Cappuccini, riprodusse con estrema
fedeltà il monumentale affresco conservato in originale, a Milano, nell'ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al
santuario di Santa Maria delle Grazie. "E la riproduzione - precisa Napolillo - è di ottima fattura,
anche se l'autore non se la volle attribuire avendola probabilmente ripresa da una stampa dell'epoca per non togliere nulla alla
maestosità dell'originale".
Fonti: comune.saracena.cs.it - Articolo di Clemente Angotti per Ansa.it