Grotte rupestri e siti archeologici del Parco Nazionale del Pollino
Le più antiche testimonianze archeologiche
La Grotta della Monaca a Sant'Agata D'Esaro il cui nome deriva da una concrezione di calcite con sembianze antropomorfe presente in uno degli ambienti interni, si trova a 600 m.s.l.m., la cavità di rocce carbonatiche ha una lunghezza di mezzo chilometro ed è costituita da ambienti sotterranei diversi per morfologia e volumetria e divisa in tre settori: la Pregrotta, la Sala dei Pipistrelli e i Cunicoli Terminali.
La Pregrotta è un'ampia condotta completamente invasa da macigni di crollo, al suo interno la luce esterna cede
completamente all'oscurità sotterranea. Superato un angusto passaggio noto come Diaframma, si giunge in un'enorme
ambiente ipogeo detto Sala dei Pipistrelli, l'ambiente più grande, che deve la sua denominazione
alla presenza di una folta schiera di chirotteri. Dal perimetro di tale sala prendono origine una serie di bassi e stretti budelli
conosciuti come Cunicoli Terminali da percorrere solo strisciando.
Le ricerche archeologiche hanno messo in evidenza fasi di frequentazione nel Paleolitico Superiore, nel Neolitico,
nell'Età del Bronzo e infine in Età Medievale e post Medievale.
Il principale motivo di questo rapporto dell'uomo con il sito è da ricercare nella straordinaria ricchezza di minerali presenti negli ambienti sotterranei, la cavità è infatti colma di minerali di ferro e rame, tra i primi gli idrossidi, la goethite, la lepodocrocite, tra i secondi carbonati come la malachite e azzurrite. Successivamente, nel corso dell'Età del Bronzo, gli ambienti più profondi della cavità hanno accolto un vasto sepolcreto costituito da un centinaio di inumazioni.
La maggiore concentrazione di sepolture era situata nella parte più interna della grotta tra la Sala dei Pipistrelli e i Cunicoli Terminali. Tali sepolture oltre che dentro gli stessi cunicoli erano poste lungo il perimetro degli ambienti sotterranei, nei gradoni rocciosi, nelle nicchie, e in piccole rientranze nella roccia. Parte dei resti ossei sono stati ritrovati come caotici ammassi mentre, elementi scheletrici sospesi su ripiani e all'esterno del deposito hanno fatto supporre che queste ossa più antiche fossero accantonate in zone marginali per fare spazio a nuove sepolture.
I corredi funerari erano molto miseri, oltre ad alcuni vasi di terracotta sono stati ritrovati oggetti che servivano da ornamento alla persona tra questi alcune conchiglie fossili probabilmente elementi di una collana, mentre altri legati al ruolo del defunto in vita come le fuseruole di cui sono stati rinvenuti alcuni esemplari. All'interno sono stati recuperati i resti di 24 defunti, la maggior parte adolescenti e bambini, poiché questi resti erano raggruppati in aree sotterranee distinte ma circoscritte (nicchie, camere, ripiani). Si pensa che i luoghi di sepoltura siano riconducibili a gruppi parentali specifici. Le attività svolte in quell'epoca hanno lasciato tracce di sé sotto forma di preziose testimonianze (utensili da lavoro, impronte di scavo e muretti a secco).
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