Santuario Santa Maria delle Armi, Cerchiara
Custode di circa mille anni di storia e fede
Sul massiccio del Pollino alla bellezza del paesaggio si unisce una storia di arte e misticismo. Siamo sul
monte Sellaro a quota 1439 mt spaccato in cima durante un terremoto assunse la forma di sella da cui deriverebbe
il suo nome. Le prime tracce storiche risalgono ai navigatori che sbarcati sulle coste del mar Ionio vennero
attirati dal suo fascino impervio e primitivo.
Ma furono sicuramente i monaci sfuggiti alla persecuzione iconoclasta (VIII sec.) che trovarono rifugio nelle numerose grotte
naturali di Cerchiara che ne tracciarono i contorni salienti.
Durante l'iconoclastia il movimento religioso che vietava il culto delle immagini sacre, la Calabria ha avuto
un ruolo determinante riuscendo a preservare gran parte di un patrimonio che altrimenti sarebbe andato perduto. Uno di questi
meravigliosi scrigni è senza dubbio Santa Maria delle Armi che custodisce circa mille anni di storia e fede.
Il santuario di Santa Maria delle Armi (XV-XVI) testimonianza significativa di arte rinascimentale era luogo di
culto già nel X secolo, infatti l'attuale santuario occupa un antico luogo monastico di origine bizantina, provano i reperti
risalenti a quel secolo rinvenuti in grotte rupestri del monte Sellaro, proprio dove trovarono rifugio i monaci anacoreti,
per sfuggire alla persecuzione della chiesa romana ma soprattutto per vivere in rigoroso ascetismo.
La sua costruzione cominciò nel 1440 quando nel medesimo luogo proprio in una di queste grotte furono ritrovate alcune tavolette
bizantine, tra le più antiche mai rinvenute e l'immagine della Beata Vergine delle Armi (dal greco ton armòn della
grotta), da cui il Santuario prende il nome. Nei pressi dello stesso si trovano i ruderi del monastero di
Sant'Andrea.
Il santuario è composto da un complesso di edifici allineati contro la parete della montagna all'estrema destra c'è la chiesa
che si incunea per diversi metri nel vivo della roccia. Accedendo al santuario si passa tra due edifici a sinistra il palazzo del
duca con ampie sale che ospitano le personalità che intervengono a feste annuali, a destra l'antico ospizio dei pellegrini ora
adibito ad abitazione del custode.
Allineati a questa fabbrica ne seguono altre due di diverse dimensioni adibiti ad abitazioni delle orfanelle e del personale,
oltrepassati questi edifici si arriva ad un piccolo porticato rettangolare, una loggia costruita sulla roccia da cui si gode di una
splendida visuale sulla costa ionica.
L'interno della chiesa è a forma bizantina a pianta a croce latina ma con bracci di forma disuguale.
Comprende un corpo principale: la navata, una cappellina absidale di fronte all'altare maggiore, una grande cappella a sinistra e
un corpo più grande a destra da cui si accede alla sagrestia piuttosto piccola. Vicino la porta c'è l'acquasantiera in pietra.
Al lato destro dell'altare maggiore due rampe di quattro scalini portano alla grotta nella quale secondo la tradizione sono state
ritrovate dai cacciatori le tavolette delle icone bizantine.
La cappella gentilizia dei Pignatelli completa la parte sinistra della chiesa. Essa è stata costruita a scopo funerario, perché
sotto il pavimento venivano seppelliti i loro resti mortali.