Resti castello feudale di Lungro

Ruderi di un castello medievale nella parte alta del paese

Il castello di Lungro fu costruito nel 1531 quando il duca Pescara signore di Saracena conquistò i diritti sul territorio, dopo aspri scontri con i Sanseverino principi di Bisignano e signori della contea di Altomonte.
Il castello non esercitò a lungo le sue funzioni strategico-militari poiché, già nel 1538, secondo il De Marchis, fu acquisito dai signori di Altomonte che, dopo aver utilizzato l'edificio feudale come posto di vedetta per un breve periodo, lo adibirono ad abitazione civile rendendo un privilegio a qualche famiglia particolarmente fedele ai signori proprietari.

Alcune testimonianze storico documentali, tra cui un un bassorilievo su pietra tufacea raffigurante il castello, con relativo impianto stellare e stemma baronale, conservato nella stessa abitazione che venne eretta intorno al 1946 sui bastioni dell'edificio feudale, testimonia l'esistenza del castello di Lungro nei pressi di piazza Brego.
La porta del castello, ancora oggi visibile, si trova sul punto più alto del centro urbano, con visuale sulla Piana di Sibari, sul mar Ionio e sulla maggior parte dei paesi ad occidente.

Le caratteristiche architettoniche del castello di Lungro (volte a botte, impianti a pianta ottagonale e la stessa porta del castello), sono visibili in alcune abitazioni del sito e appurabili in una cartolina dei primi decenni del 1900, conservata nell'archivio fotografico della famiglia Stratigò.
Dall'analisi della pietra tufacea si risale alla pianta del paese nel periodo della costruzione dell'edificio (1531-1538) che, probabilmente, non venne mai ultimato. Il sito dove sorgeva il castello, costituiva una posizione militare strategicamente perfetta, sia contro le incursioni nemiche, sia per controllare gli abitanti del borgo. È molto interessante l'accostamento tra i disegni del reperto archeologico e lo stesso stemma del Comune di Lungro che riporta con una certa fedeltà la corona feudale e le tre porte di accesso all'edificio.

Testo tratto da lungro.asmenet.it

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